Franco Filanci e l’Unificato ci hanno ormai abituati ad una interpretazione (nel senso musicale del termine, ovvero di esecuzione, posa in opera, sviluppo) della filatelia, del tutto nuova e accattivante.
La spinta innovativa di questa “accoppiata” (Filanci, era ed è, innanzitutto un creativo oltre che un filatelista, mentre l’Unificato resta una delle case editrici filateliche più al passo con i tempi) la ritroviamo sia nell’omonimo Catalogo (il tradizionale Super dedicato all’area italiana ed il voluminoso Europa) che nelle riviste L’Arte del Francobollo e Storie di Posta, tutti rigorosamente impegnati a mettere in pratica lo slogan “cultura e mercato sottobraccio” che ormai la casa editrice milanese ha trasformato in vera e propria strategia.
Ed è proprio su questa scia che il prossimo 5 aprile (presentazione ufficiale nell’ambito di Milanofil) arriva in libreria il nuovo “Novellario” scritto da Franco Filanci e edito da CIF/Unificato, una sorta di raccolta di FAQ (per chi mastica inglese e informatica, si tratta delle Frequently Asked Questions) dedicate al mondo del francobollo. L’innovazione, oltre che nel nome stesso, risiede nel sottotitolo: “Encicatalogo della Posta in Italia“, a dimostrazione che il testo non è solo un catalogo ma una vera e propria enciclopedia in cui alle domande e risposte sulle carte-valori, i servizi postali e le comunicazioni italiane (compresi molti ghiotti particolari che – ci promettono dall’Unificato – sono ancora pressocchè sconosciuti) si accompagnano “insoliti punti di vista oltre che valutazioni originali in parte su materiali scarsamente considerati o fin qui del tutto ignorati“.
Quali sono gli scopi, quali le basi, la sostanza e la chiave di lettura, il fine di una tale opera? In buona sostanza cos’è questo Novellario?
Tutte domande alle quali risponde il Novellario stesso nella sua stravagante “prefazione alla prefazione” dal titolo inequivocabile: “Leggimi” che richiama, neanche tanto vagamente, al file “readme” che si può trovare nei software, chiaro invito ad iniziare la conoscenza con il programma proprio dal contenuto di questo documento.
Gli “scopi” del Novellario (144 pagine a colori, 16,90 euro) sono di far conoscere il francobollo (se non lo conosci, non puoi amarlo!) e di “ricominciare da capo“, nel senso che sono finiti i tempi della filatelia amatoriale, sorta di bazaar senza regole dove si vende di tutto e a qualunque prezzo: oggi la filatelia ha cambiato orizzonte e può tornare protagonista grazie al suo unico ed appassionante background storico. Insomma, alla “base” del Novellario c’è il piacere del collezionismo fatto finalmente di francobolli normali, di quelli che si trovano sulle buste o dal tabaccaio e non necessariamente di quelli super-dotati, di prima scelta o con centrature al 150%.
La “sostanza” del Novellario, invece, è la trasparenza: una guida che deve essere in grado di dire tutto utilizzando regole precise, chiare e logiche e non basata su “tradizioni” spesso ridicole e approssimative.
La “chiave di lettura” è, naturalmente, la storia postale, perchè solo con essa si può capire meglio la posta e le necessità comunicative dell’uomo.
Ma allora, qual è il “fine” del Novellario se non quello di far divertire il lettore, facendogli crescere la voglia di saperne sempre di più?
Fin qui la teoria. E la pratica? Che cosa troveremo nel Novellario di Filanci e Unificato?
Innanzitutto va detto che si tratta solo del primo di 5 volumi a validità pluriennale che vedranno la luce nei prossimi tempi, e che quello in uscita comprende tutto ciò che concerne francobolli e poste dal 1861 al 1889.
In particolare, il capitolo 1 riguarda la situazione delle Poste nei primi due anni di Regno d’Italia, il loro debutto come entità unificata, il piano normativo e tariffario (con riproduzioni di documenti, buste, leggi e immagini dell’epoca), i bolli e naturalmente i primi francobolli. Si passa, quindi, al capitolo 2 con la “Riforma Postale”, un periodo che va dal 1863 al 1869 e che vede una prima messa a punto legislativa con l’introduzione di nuovi francobolli (quelli stampati a Londra) e di strani “annullatori-killer”, una stamperia tutta italiana impiantata a Torino, e lo spostamento della capitale a Firenze. La seconda riforma postale, tra il 1870 e il 1878, rientra nel Capitolo 3, con tante novità organizzative e pratiche: le cartoline postali, i francobolli da usare solo all’estero e i libretti per facilitare chi è sempre in viaggio, la creazione dell’Unione Generale dell poste e nuovi comportamenti postali come l’arte di riciclare i francobolli per risparmiare un pò. Chiude questo 1° volume del Novellario il Capitolo 4: “Cambia il Re ma non cambia nulla” ovvero il periodo 1878-1889 in cui a Vittorio Emanuele II, il Re con il pizzo, subentra Umberto I il Re con i mustacchi e che vede la nascita delle cartoline verdi e grigie per l’estero, delle etichette numerate per le raccomandate e assicurate, dei perfin e di un Ministero ad-hoc per l’amministrazione postale.
Insomma, questo Novellario è un catalogo di “nuova generazione” (potremmo definirlo “Catalogo 2G”) che riprende in mano tutta la materia filatelica e postale per re-impostarla su basi nuove e regole precise, in grado di aiutare il collezionista – almeno questa è l’ambizione – a decidere in piena autonomia e libertà di coscenza cosa merita di essere collezionato e quale sia il giusto valore di ciascun pezzo, un pò quello che Filanci e Enrico Angellieri avevano iniziato a fare con il “Catalogo Unificato di Storia Postale” nella mitica edizione 1995/96.
Potremmo dire, infine, che questo primo numero del Novellario (e gli altri quattro che ne seguiranno e che vedono la collaborazione di altri esperti come Luigi Ruggero Cataldi, Clemente Fedele e Carlo Sopracordevole senza dimenticare Enrico Angellieri, dal cui archivio Filanci ha attinto a piene mani per dare il via all’opera) non ci lascia affatto perplessi o disorientati.
Tutt’altro: ci fa venir ancor più voglia di riscoprire il piacere della cultura, della storia, della ricerca ma anche della buona lettura e della sensazione piacevole che può dare la carta, rendendo quasi del tutto secondaria la solita domanda: “quanto vale?”.